martedì 15 gennaio 2008

Mi sono vista di spalle che partivo

L'introspezione: piaga e condanna della nostra pochezza interiore. Benché la odii, non riesco a sfuggirle; benché mi nausei, essa continua a nutrirmi. Mi sono spiato illudermi e partire, abortire i figli come i sogni, mi sono guardato piangere in uno specchio di neve, mi sono visto che ridevo. Mi sono visto di spalle che partivo. A queste parole dovrei far seguire il silenzio, e farla finita. Ma non posso, devo sbrodolarmi addosso per non piangere: per non cedere a questa rassegnata sensazione di vuoto.
Stanotte ho fatto un sogno dolcissimo - che strano, poiché sono rientrata a casa alle 4 del mattino con la testa lucidissima e disperata; ho posteggiato la macchina nello spiazzo illuminato del giardino, e infilando le chiavi nella toppa mi sono chiesta che cosa la vita mi stesse dicendo, in quale cazzo di lingua mi stesse parlando perché io, onestamente, non la capivo. E c'è stata rabbia che monta, e anche sconfitta, denti che digrignano e muscoli che si contraggono alla base del collo. Poi, nelle prime ore del mattino, un dolcissimo sogno di libertà...
Ieri sera mi guardavo attorno, nel locale in cui ero con gli amici. Il solito locale, la solita atmosfera calda che mi piaceva tanto, pochi mesi fa. L'altro ieri appena, e sensazioni così diverse. E mi è capitato di vedere solo corpi, non persone. Ammassi di corpi che erano carne e sangue e abiti e scarpe e gioielli, corpi che odoravano e alitavano e gesticolavano, e non dicevano niente, erano corpi in mezzo ad altri corpi - ed io in mezzo a loro. Apatica scostante insoddisfatta e per questo - brutta. Di una bruttezza che vomita tutta fuori dai pori, dal viso segnato e stanco, dalle mani che non so dove mettere e dai capelli che non sento più miei: estranea a me stessa più che a ogni altro, imprigionata in un corpo kafkiano che è disagio e arida freddezza. Andando a letto mi è persino capitato di pensare che mi sarei sentita così per sempre, tanto incongrua, radicata e monotona era la mia angoscia.
Eppure, nell'introspezione ho scovato un seme di rinnovamento preannunciato dalla bellezza di un sogno inatteso. Quello che la vita mi diceva, entrando in casa, col suo linguaggio fastidiosamente criptico, è il nuovo, la necessità di cambiarmi pelle cambiare sguardo. Voltare la testa e direzione, crearmi diversa. Esattamente come teorizzato da Thomas Kuhn, ogni rivoluzione avviene attraverso un cambiamento di paradigma: quando la vita non risponde più, e schiacciare i soliti bottoni è vano (i bottoni non corrispondono più a nulla perché c'è il nulla dietro), è necessario educarsi a guardare altro, a diventare altri occhi, diversa percezione e diverso movimento.
Ho sognato di sciare, stanotte. Io, che non ho mai sciato e la neve mi spaventa, compravo - frenetica e lieve, fendendo la dorata luce del giorno - tuta, scarponi e festosi sci colorati.
... E infine la neve è stata morbida sotto ai miei piedi, agili le mie gambe, e sciare mi faceva ridere e volare e sentire a mio agio free as a bird - io, nuova, io, di nuovo me stessa.
V

6 commenti:

Anna ha detto...

Tu non immagini quanto io possa indossare quello che scrivi come un vestito che mi sta a pennello.Esco da pochissimo da una stuazione del genere: schiacciavo il nulla, spingendo quei bottoni e, con tanto dolore,ma un dolore che lava,ho imparato a costruire e schiacciare altri bottoni. Ora sto meglio, anche se a fatica. Ma non è la prima volta che lo faccio, anzi, lo faccio da una vita ed ogni volta, anche se sai come funziona, sembra la prima e tu sei lì, sbigottita a dover imparare di nuovo. Ma è bello rinascere,dopo la morte.
Un bacio.
Anna

guccia ha detto...

Penso che tante donne provino sensazioni simili, ma anche per me leggerti è leggere me stessa e non è simile, ma uguale.

My funny Valentine ha detto...

Mi piace essere indossata (da Anna) ed essere lo specchio (per Guccia). Tutto questo mi dà un senso di calda appartenenza che, in qualche modo, mi consola dalla fatica di esistere.
(Risposta un po' pessimistica, lo so, ma qui continua a piovere, accidenti!)
:-)
V

guccia ha detto...

Se fatichi ad esistere è solo perché esisti, c'è gente che si limita ad occupare uno spazio.
Non è detto che sia pessimismo.

Un abbraccio

Anonimo ha detto...

carne e sangue , ma siamo così sicuri di essere altro
un caro saluto

My funny Valentine ha detto...

@ Alessandro62: forse hai ragione tu. Io non so se siamo solo carne e sangue, o nemmeno quello, o qualcosa di diverso. Non sono nemmeno sicura della mia carne, a volte. A volte, mi è estranea anche lei.
V