Odio questi giorni perché non so scrivere una canzone, e con una canzone nelle vene sarebbe tutto più facile. Invece posso solo scrivere parole - e questo perché la maestra un giorno mi legò al banco e, come un'orchessa avida, mi strinse la mano attorno alla penna costringendomi a fare tre archi alla emme.
Odio questi giorni perché non so dipingere un quadro, e anche se lo sapessi dipingere sarebbe un quadro in bianco e nero, lanci di colore, tagli e sputi e dolore che violenta la tela. E sarebbe un quadro che nessuno guarda volentieri.
Questo è uno di quei giorni in cui rivorrei tutto il mio passato, ma anche vorrei già il mio futuro, tutto assieme, per saettare come un fulmine tra ieri e domani uccidendo l'oggi. Oggi è un giorno che solo la passione può salvare, solo il fuoco può purificare. Una passione scritta, una passione da pagina virtuale - che la forza di viverla, questa passione, chi mai ce l'ha. E' un giorno da cantastorie, di castellane e vergini, donne opulente ed eccessive, streghe.
Tra novembre e dicembre ero goddess, i miei post di quel periodo sancivano la rinascita e il formicolio. Era una bufera di sensazioni forti, un carillon di decine di musiche diverse. E, nell'istante stesso in cui ho detto a me stessa che il destino sarebbe finalmente sfociato, il destino ha chiuso le porte a doppia mandata, e l'eros si è spento: inceppato, annichilito. Le parole hanno ecceduto la realtà, ancora una volta. Le parole hanno esagerato, costringendo la vita a ritrarsi nel suo guscio di lumaca. Eppure non chiedevo altro che vivere la passione, viverla e cavarla fuori come un ragno dal buco.
Cercavo la passione, era la sola cosa che volevo. Ma non sono stata brava a coglierla, ho lasciato passare l'attimo, e non l'ho colto. Ho invece conosciuto un uomo; per la prima volta nella mia vita, quest'uomo ha la mia età, è nato pochi giorni prima di me, e però ha qualcosa di maturo e forte. Non ne sono innamorata, ma è la cosa più vicina all'amore che provo da mesi. Mi protegge il suo esserci, forte, e costante e impermeabile ai miei balzani umori mestruati. C'è della delicatezza, in lui, un'istintiva capacità a vincere le resistenze, e adattarsi.
Ma io volevo ardere, non intenerirmi! Volevo lasciarmi andare senza pensare alle conseguenze, senza chiedermi "e domani?", senza telefonate il giorno dopo, senza niente. Il niente, rivestito di pelle carne e sangue. Un niente pulsante ed erotico, la celebrazione dell'istante in cui perdersi e non ritrovarsi, mai.
Cos'è successo invece, tra quel niente e l'istante?
Se io fossi fuoco, e questo schermo fossero pagine di un quaderno ingiallito, brucerei tutto, e me prima di tutto e questi pensieri troppo pesanti. Invece li lancio come bottiglia nel mare, il mare si prenderà cura di loro, e io di me stessa, e tutto rientrerà nei binari di uno straziante dopopranzo assolato. Aspetterò che quest'uomo mi chiami, per ridere ancora, e nella risata non pensare. Che quello che vorrei lo nascondono gli occhi chiusi dietro palpebre che vibrano appena. Forse sarà il vento.
V
sabato 19 gennaio 2008
S'i' fosse foco
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6 commenti:
però è vero che nella risata non si pensa...la risata sincera non comprende il pensiero...è una specie di salvezza la risata sincera (bello quello che hai scritto...)
Che strano, hai dei desideri molto maschili. O... sono io che ce li ho femminili?!? :-O
@ Orazio: trovi sul serio che i miei desideri siano maschili? Uhm... Forse, in un certo senso. Ma non in quello, temo...
;-)
Non so, mi hai confuso. Devo pensarci su.
V
Giornata no ho letto da Anna che ci vuoi fare,capita un giorno si e un giorno no.
Ti lascio un sorriso
Roberto
Grazie Roberto. Un sorriso in effetti può fare molto.
:-)
V
Ma tu sei, foco!
ciaomarina
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