Ieri sono passata alla Tim per aggiornare un contratto ormai scaduto. Si sa come vanno queste cose: entri nel negozio speranzosa di cavartela con un ticket per il posteggio (zona blu) da mezzora, e torni con la multa incastrata sotto i tergicristalli. Perché di mezzore ce ne hai impiegato quattro (due ore in tutto, per semplificare i calcoli). Ma.
C'è un importante "ma": sono uscita con un nuovo contratto, pare convenientissimo (sicuramente per la Tim lo è), e pure con un nuovo cellulare sottobraccio, rifilatomi per forza dalla zelante commessa di turno con le parole: "Sai, costa 369 euro, è uno dei più belli che abbiamo, pensa: lo teniamo addirittura in vetrina!", e me lo ha porto come l'ostia consacrata. L'ho osservato per un istante: in effetti è un aggeggio supersonico e pieno di opzioni e slide e porte USB e pertugi per le memorie aggiuntive, un pezzo che sale l'altro che scende, profili in pendant tra loro, schermo da 12 pollici ed è pure dotato di parola! Mi parla, il fetente... o forse sono io che inizio a sentire le Voci. Non so.
Comunque non è questo il punto. Non è la Tim - che ormai i cellulari te li tirano dietro, e tutti sono lì a sorridere inebetiti dalla gioia. Il punto è questo: dopo un'ora e quaranta minuti, quando stavo ormai quasi per uscire dal negozio, entra 'sta tipa (che esibiva un attrezzo bianco, dal lato A telefono e dal lato B lettore mp3: insomma, un miracolo di tecnologia che lei candidamente ammetteva di non riuscire a far funzionare) tipa che, dopo aver visto la faccia da prete invasato della commessa mentre mi porge il cellulare nuovo, mi afferra per un braccio con fare risoluto e financo minaccioso, esclamando: "Come hai fatto ad averlo gratis?!"
Ecco, il punto non è il cellulare, non è le ore che si sprecano quotidianamente in cazzate, non è la rottura di dover avere qualcosa che in realtà non vuoi (ancorché gratis), no, niente di tutto questo. A dire il vero, il punto esatto della faccenda si trova nel viso sfigurato della tipa che mi ha preso per il braccio: nei suoi occhi iniettati di sangue, nella sua stretta rapace, nella sua fame di cose, nel suo vuoto pneumatico esistenziale.
In altre parole il punto è: in queste ultime settimane a me l'Italia mi duole, e a questa folle incosciente le duole il telefonino.
E a quanti altri duole il telefonino più della Patria? Duole più la squadra di calcio, i pettegolezzi, il Big Brother, l'amante, la coca, il divertimento, lo status, metterla nel culo a Tizio o andare per saldi (che guarda Stefania che bella borsa che c'ha, dove l'hai comprata Stefi?)... A troppi, e troppo spesso anche a me.
Chiudo con una citazione, anzi due. Una citazione scritta, ed una cantata.
V
Noi siamo tutti responsabili di tutto e di tutti,
davanti a tutti
ed io più di tutti gli altri.
F. Dostoevskij
Franco Battiato, Povera Patria
13 commenti:
Sarò sincera:
più della "patria" mi duole il precariato, mi dolgono le truppe ancora in Afghanistan, mi duole il processo di Genova, mi duole la riforma della Moratti ancora ben vispa a distruggere la cultura e la ricerca, mi duole la Bossi-Fini ancora in opera, mi duole chi tocca le pensioni e magari pure l'aborto, mi duole la solidarietà al papa, mi duole la mafia in politica, mi dolgono le leggi di e per Berlusconi che ce le terremo per altri cinquant'anni. Sono un bel pò di anni che mi dolgo. Mi duole quello che la sinistra non ha neanche chiesto aspettando candidamente che il centrosinistra si distruggesse con le proprie mani ad opera delle mire centriste e di potere del PD e della riforma della legge elettorale, nonostante un'opposizione che non esiste. Forse lo scriverò, forse no, di sicuro da tempo ho finito di stupirmi per chi preferisce i cellulari e di prendere botte, se non di far battere il cuore.
Quanto hai ragione : i responsabili siamo noi. Anche se io continuo, forse arbitrariamente, a ritenermi diversa. Ma ci siamo adagiati tutti su un benessere che ci fa perdere di vista le cose importanti. Ecco, vedi che belli il capitalismo ed il consumismo? Ti rincoglioniscono,e scusa il francesismo.
La canzone di Battiato,che non conoscevo, mi ha fatto piangere.
@ Guccia: è così come dici. Esattamente.
Nonostante i miei 29 anni, sono un'ingenua. E penso sempre che la realtà non sia così brutta come la dipingiamo... Il fatto è che, a volte, è anche peggio. Lo so. Grazie per aver scritto questo bel commento.
@ Anna: tutti crediamo di essere diversi, di essere unici, o di appartenere alla "sponda" giusta. Ma pensarlo è pericoloso... ci fa adagiare. E questo, invece, è un momento in cui non bisogna adagiarsi, ma muovere il culo (sempre francesismo, sorry).
:-)
V
bel blog complimenti
Ci credi? Non riesco a studiare né a scrivere dallo sconforto.
Quella lista macabra che ho fatto mi pesa sul cuore. Quanti sacrifici inutili (e paura in Italia) ho speso in vita mia.
Oggi la tristezza, domani la rabbia, lo so già. Per fortuna, perché la tristezza lascia immobilizzati, la rabbia spinge a vanti a pugni chiusi e testa bassa. Se non ci fossero gli idealisti l'umanità sarebbe già estinta, credo.
Battiato mi fà sempre un certo effetto... ma sarà 'che oggi sono un po' così, questa volta c'è scappata la lacrimuccia sul " me ne vergogno un poco"... perchè,lo sai , un po' mi vergogno anch'io oggi!
Provo una sensazione strana quando leggo i tuoi post: qui il quotidiano posato su un letto di foglie metropolitane che muta poi in considerazioni etico politiche. Altrove la tua cultura mitteleuropea che dalle sponde dell'Atlantico s'infrange sul cuore del Danubio e sei tu riflessa nel tuo alter ego e chissà quante altre donne. Sei "la ritmica circolare che vaga e ritorna", l'ombra che fugge dal quadro o il bacio mancante per definire la vita? Bisogna lasciar passare l'onda emozionale di un coito intellettuale per poter capire, ma se tu parli di Patria e lo scrivi con il maiuscolo apri una ferita che è un abisso, una foiba piena di cadaveri gettati là dentro per paura di conoscere. Spesso gli assassini sono più vicini di quanto tu possa immaginare. CHI SEI VALENTINA?
@ Guccia: ci credo sì che non riesci a studiare. Anch'io oggi sono intorpidita, e non so se è per colpa di questo schermo di computer, o per colpa dello schermo là fuori, la realtà.
@ Enzo: chi sono? Parlando per "via remotionis" posso dirti quello che NON sono: non sono un'assassina, nemmeno virtuale, benché tu suggerisca che gli assassini - inconsapevoli ma non per questo incolpevoli - siamo spesso noi stessi.
Sono un incastro e, quel che è incredibile ma anche terribilmente vero, sono un incastro di quello che gli altri in me vogliono vedere. Sono specchio, è vero. Ma, come nei quadri di Bacon, sono spesso uno specchio nero, denso, che risucchia.
Ma come sono vuote le definizioni... e come sono vacue le descrizioni di se stessi. Mi piace, però, l'idea che mi hai dato: essere il bacio che manca alla vita. Molto suggestiva, molto evocativa.
Grazie per questo commento che è poesia.
V
Buon fine settimana
Roberto
I motivi per i quali ho "nominato" il tuo blog dovrebbero essere evidenti. Mi sono permesso di "linkarti" (termine orrendo)se vorrai passare da me capirai meglio. Buona giornata.
Mah... credo tu sappia come la penso... Non sono un esterofilo e non credo che nella maggior parte dei paesi funzioni meglio. Ricordiamoci ad esempio di come la legge sul divieto del fumo nei locali pubblici sia stata introdotta solo ora dalla Francia e non ci sia ancora in paesi come la Svizzera (tranne il Canton Ticino) e l'Austria.
Credo semplicemente che si debba lottare per migliorare ciò che non funziona bene; se l'esempio di qualche altra nazione serve, ben venga, ma non consideriamoci, come spesso avviene, inferiori agli altri. Se gli altri hanno facilità a sparlare di noi è anche perché noi stessi siamo maestri a sparlare di noi stessi...
Ragazze, tutti questi francesismi mi disorientano un po'...
A me sembra che non ci sia contraddizione tra il mi duole la Patria di Valentina e tutte le cose che dolgono a guccia: è proprio quella la patria secondo me. L'afghanistan ,Genova, la bossi fini, le pensioni, l'aborto, la mafia ecc. Per noi la patria è questa.
Tutto quello che sfregia l'Italia fa male alla patria
ciao marina
PS a me duole anche sentire che così giovani siete rassegnati. Che cosa vi è stato fatto?
Marina, per usare un'espressione che mi è cara in queste circostanze, ti dico cosa è stato fatto a me: mi hanno tagliato i coglioni da bambina, e ora è una lotta per sopravvivere meno peggio della sopravvivenza più bassa. La mia lotta è svegliarmi e trovare la forza e la voglia di vivere: più che dolermi per tutto il resto, non posso fare.
Ora.
Ma forse domani sarà diverso, e allora troverò la forza di lottare per tutto il resto.
Chissà, Marina. Chissà.
V
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