martedì 6 maggio 2008

Trasloco!

Finalmente il giorno annunciato poco tempo fa è arrivato! La mia nuova casa è pronta, e vi invito a visitarla.
Come tutte le case nuove, ha ancora bisogno di qualche ritocco: abbellimenti, personalizzazioni, orpelli...
Per il momento, sono felice di comunicarvi il nuovo indirizzo della Funny Valentine: www.tremaredamore.it


Grazie a Fabio, per essere stato sempre disponibile. Grazie a Manuel per avermi sopportato. Ma grazie soprattutto ad Andrea per avermi supportato...

"La" Funny Valentine

Importante: siccome qualcuno mi ha già scritto privatamente per dirmi che non riesce a commentare i miei post, faccio presente che qui, a questo indirizzo, non è più possibile commentare alcunché. 
Ormai è attivo l'altro indirizzo, che ho segnalato sopra. Chi vuole, può commentare là. 
Grazie a tutti.

lunedì 5 maggio 2008

Tra gatti, schiene e sensazioni (sognando Hemingway)

Ho sempre avuto un modo tortuoso di pensare: adatto la realtà alle mie supposizioni. Fiuto l'aria, scruto le iridi del mio interlocutore, inseguo impervi sentieri interpretativi e, in un modo o nell'altro, faccio centro. Ho sempre avuto delle vibrisse al posto dell'anima, e sensazioni al posto di giudizi.
Per me, la sensazione è Dio.
Da ragazzina, al ginnasio, la mia prof d'italiano (un'autentica mostruosità travestita da donna), vedendomi annoiata durante la lettura ad alta voce di non so quale pagina di letteratura, mi chiese:
"Che c'è? Non ti piace questa poesia?"
Le risposi: "No. La trovo brutta."
"E da che cosa giudichi che è brutta? Sentiamo..."
"Non saprei dirle", conclusi, "ma quando una cosa è brutta, avverto un disagio lungo la schiena, come un brivido, ma senza freddo." Le vidi una traccia di sorriso sulle labbra: la mia risposta - in un qualche modo che allora non seppi spiegarmi - le era piaciuta. Da quell'ombra di sorriso sono passati quindici anni.
Nel frattempo, e con un certo disappunto, mi sono resa conto che non ci sono più "vibrisse al posto dell'anima" (stronzate adolescenziali!), ma decine di gatti che, incresciosi, mi passeggiano su e giù per la schiena. Vanno, vengono, si arruffano tutti e talvolta si azzuffano anche. Ci si fanno le unghie, i fetenti, sulla mia schiena! ed io abbozzo, ché non posso fare altrimenti.

Nota: la prof sorrise perché, come mi spiegò molto tempo dopo, quei "brividi epidermici" erano lo stesso strumento di giudizio estetico che affliggeva Hemingway. Non ho mai verificato l'esattezza di questa notizia, per paura che i gatti scappino e non si facciano più vivi. A questo, ormai, sono legate le mie aspirazioni letterarie...

V

venerdì 2 maggio 2008

Quello che mi piace

D'IO in persona mi ha chiamata per proseguire un meme di quelli carini, che da un po' di tempo impazza per la blogosfera. Ne ho letti talmente tanti in giro che ho pensato: dai, che alla fine ci piacciono a tutti le stesse cose: c'è chi lo dice meglio di altri, c'è chi ci mette della poesia, chi lo struggimento, chi la battuta che fa sghignazzare. Ma alla fine ci piacciono a tutti le stesse identiche cose. Ci piace vivere momenti di relax, leggere, un amore; ci piace guardare il mare, uno sport e toccare un corpo che ci è caro. A me, come a tutti gli altri.

Adoro il telefono, in tutte le sue forme e manifestazioni. Dall'estetica al suono dello squillo. Del telefono amo i sospiri d'amore che corrono lungo i suoi fili o si perdono lassù nell'etere. Amo i litigi e i silenzi, le comunicazioni di servizio e i messaggini, e la mia perversione si proietta addirittura al piacere con cui mi sottopongo ai temutissimi sondaggi... Ma, per compensare questa iper-esposizione telefonica, spesso mi prendo dei periodi di pausa, di disconnessione dal mondo, in cui davvero non ci sono per nessuno. Nemmeno per chi sbaglia numero.






Mi piace pensare che avrò sempre un'alternativa, nella vita. E che quella alternativa starà dentro a una vecchia valigia logora.







Mi sono sempre piaciuti (e mi piacciono tuttora) i cartoni animati, preferibilmente quelli strappalacrime: se non ci sono orfane derelitte o bambine maltrattate, non sono soddisfatta. Chiaro, ammiro moltissimo le atlete pasticcione, i personaggi pseudo-storici, le bellone fatate... Ma il posto d'onore, nel mio cuore, lo ha il cartone più controverso della storia dei fumetti.



Dell'aperitivo mi piace ogni cosa: il sapore del martini cocktail, la sensazione di imprevedibile preludio di un qualcosa che sarà soltanto accessorio, la facilità illusoria di essere tutti amici e belli e allegri, il clima liberatorio da ultimo giorno di scuola. E quell'emozione calda che scioglie i muscoli contratti.





Amo la strada: percorrerla in macchina, di notte, da sola o in compagnia. Mi piace il colore e l'odore, e il tremolio dell'asfalto d'estate. Mi piace leggere i romanzi che parlano di strada, e le persone che sulla strada sono nate e cresciute. Mi piacciono le rughe che ti dà la strada, e quei calli sotto i piedi per il gran camminare, la stanchezza e il fiato corto di chi la strada l'ha persa e poi trovata, e ancora persa. Non mi piacciono le vie lineari, i percorsi semplici, i tragitti segnati. Ma mi piace tornare sui miei passi e pensare ecco, adesso tutto ha un altro aspetto, e anche la strada.




Del corpo di un uomo mi piace la prosaica compattezza, la presenza senza ombre e senza pudore che sa proiettare quando, nudo, cammina per casa a piedi scalzi.