Stamattina un amico mi ha mandato un link che vi voglio far vedere. Ho letto decine di post, nei giorni scorsi, che parlavano del Giorno della Memoria, e quasi tutti dicevano che un solo giorno non basta, che il ricordo va coltivato, perpetuato, protratto nel tempo. Bene, questa notizia ce ne fornisce l'occasione.
A me fornisce lo spunto per interrogarmi su un concetto che ultimamente sta sempre più prendendo piede, quello di pornografia della memoria. Fino a che punto possiamo spingerci in questa spettacolarizzazione del dolore, questa oscena manifestazione di corpi nudi e affamati, il nostro patologico voyeurismo, la nostra miserabile pochezza morale? E fino a che punto siamo disposti ad alzare le spalle, girare lo sguardo e fuggire da ciò che non ci piace ma che, nondimeno, accettiamo con colpevole rassegnazione?
Non so voi, ma io sono avvilita e amareggiata da notizie come questa. Notizie che mi fanno credere, sempre più fermamente e sempre più severamente, che ci sia un "sacro" di fronte al quale arretrare, una zona di silenzio, uno spazio vuoto di fronte al quale mostrare rispetto: perché il rispetto per l'altro, in questo caso, è solo il riverbero del rispetto per noi stessi, e per l'essere umano - e per ciò che divino e ulteriore c'è nell'uomo.
Non lo dimenticherò mai: quando ero ad Auschwitz e camminavo tra le baracche, vidi un giapponese seduto sui gradini della baracca di fronte a me. Era seduto a gambe larghe, la sua fedele macchina fotografica al collo, e fumava. Lì, dentro il lager, davanti alla baracca, sopra i suoi gradini, fumava. Non lo dimenticherò più. Soprattutto l'odio feroce che ho provato per lui, e che mi ha fatto avvampare di vergogna per tutti quelli come lui, e per me che ne ero spettatrice, e per coloro che della Shoah fanno una pausa post-coito, un argomento di conversazione, un'oscena carnevalata.
V
giovedì 31 gennaio 2008
Il carnevale dei cadaveri
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10 commenti:
Hai ragione Valentina! C'è qualche cosa di più osceno del non ricordare ed è il ricordare senza il senso di ciò che si sta ricordando.
grazie marina
Nel mare di niente che siamo diventati solo lo scandalo attira l'attenzione troppo contesa. La nostra società e di per se stessa pornografica. Che terribile contrasto, mi viene da vomitare.
Ho provato il tuo stesso odio in gita alle medie alla risiera di San Sabba. I mie compagni di classe correvano, giocavano. Non ho parlato più con nessuno per tutto il viaggio di ritorno. Di più di tutti ce l'avevo col professore, che non era stato in grado, quell'unica volta, di farci entrare la tragedia nel sangue.
@ Guccia: "la tragedia nel sangue"... Ma noi ce l'abbiamo la tragedia nel sangue! La vera tragedia è che crediamo di essere più furbi, più divertenti, più scafati perché ce ne freghiamo, la dimentichiamo, la ignoriamo.
Non vedi, Guccia, che pagliacci?...
E noi ci vendiamo l'anima per le cazzate senza futuro. Tu lo sai perché. Perché, come giustamente dici, siamo una società pornografica.
V
Purtroppo ci sono anche loro. Anche persone così che fanno ribollire il sangue.
Memoria Storica è importante anche per un altro aspetto forse poco menzionato anche perchè prorbailmente dato per scontato: il rispetto e la capacità di sentire nelle ossa quel dolore quella paura quella barbarie compiutasi in nome di un folle.
Ed accasciarci al suolo, per piangere e guardarsi intorno domandandosi cosa proveremmo se quei cancelli si chiudessero con noi dentro ed i nostri affetti fuori, estirpati dalla vita per sempre.
In quella sigaretta del giapponese vi è rappresentata tutta l'indifferenza da turista della domenica, privo di ogni capacità sensoriale, incapace di realizzare dove si trova e perchè.
Ecco perchè serve ricordare davvero.
Nulla di nuovo quindi:
ad Auschwitz, il fumo, saliva lento.....:-)
... comunque credo che sia lo stesso Giapponese che ho visto pisciare sul Memoriale diHiroshima.
(...da non pubblicare!)
IMagina, non potevo non pubblicare! :-)
Il tuo commento mi sembra perfetto: ironico, violento, decontestualizzante...
V
ricordo quando andai a Dachau. Non era in programma passarci, ma una volta lì non potevamo esimerci da entrare in quel recinto di sofferenza. Ricordo che, prima di entrare, al parcheggio, con i miei amici facevo qualche battuta molto stupida, forse per esorcizzare il senso di disagio che provavo. E' bastato passare il primo cancello perché l'umore cambiasse. Mi sono aggirato con una pesantezza che fatico a ricordare... capisco il tuo odio per quel giapponese..
Pmor, è proprio così: le battute, le frasi sciocche o superficiali non sono un problema. Chi non ha mai ascoltato una barzelletta sugli ebrei e, suo malgrado, ha riso? E' umano, non è condannabile.
Perché poi, come dici giustamente tu, varcata una certa soglia (fisica o interiore) tutto cambia: c'è silenzio, rispetto, serietà. Ed è questo che conta.
V
Non conoscevo il tuo blog. Ho letto alcuni post e sono felice di averti trovato...come fossi un ago d'oro in un pagliaio!:) splendido quello del libro di greco, ma non solo! brava, mi piace quel che dici e come lo dici e quel che cogli tutt'intorno e nei meandri di te stessa. A riguardo questo specifico post, mi perdonerai, voglio fare la parte dell'avvocato del "diavolo giapponese". Capisco il tuo moto di stizza nel vederlo spaparanzato a fumare ma non potrebbe essere stato, ad esempio, stanco e spossato ed immerso in chissà quali pensieri, oltre che accanito fumatore, da non rendersi affatto conto di quel che faceva senza per questo essere necessariamente un insensibile? E poi non posso non pensare che troppi sono i luoghi dove non ci si dovrebbe spaparanzare, nel mondo intero, a tutt'oggi compreso. Fosse per me, più che la giornata della memoria preferirei la giornata, o lE giornatE dellE memoriE. A rileggerti :)
francesc0
@ D'IO: grazie per "l'ago d'oro", è un'immagine molto poetica...
Devo darti ragione su quello che scrivi: con un residuo di onestà intellettuale, quando ho scritto del giapponese mi sono detta che stavo proiettando su di lui sentimenti e giudizi negativi che, forse, non erano del tutto fondati. Non so perché fosse lì a fumare con aria svaccata, e magari l'ha fatto perché era turbato molto di più di me, e scioccato e stanco.
Resta il fatto che, come ha detto Daniele Verzetti, c'è una tale bruttezza in quell'immagine da "turista della domenica", una tale (apparente) indifferenza, che non ho potuto rimanere neutrale davanti a lui...
A presto, allora!
V
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