Già, questa è una posizione che mi è cara: da ogni balcone della mia vita, guardare giù con la sigaretta che si consuma rapida tra le dita. Poi accenderne un'altra, aspettando che il vento la finisca.
Da domani sarò allegra - prometto. Da domani scriverò cose divertenti, come gli aperitivi con le prof. Ma oggi, fottuta domenica sera, è tutta per me.
Quando in passato mi capitava di vivere momenti che con le emozioni avevano un feeling pazzesco, la mia preoccupazione era come avrei potuto un giorno rendere quell'emozione e quella particolare consistenza del blu del cielo del verde e di ogni altra sensazione, il senso di uno sguardo o l'odore dell'aria - specie l'aria che odore ha a Milano in primavera: una qualità sua, inconfondibile, che se una mano divina mi prelevasse ad occhi bendati da qualunque luogo e mi deponesse, a inizio marzo, in una zona qualunque della città (Corso Genova, ad esempio) interrogandomi: "Dove sei?", le sole mie narici saprebbero rispondere di colpo, come se uno choc le avesse attraversate e stupite, dilatandole tutte.
Milano in primavera ha un aroma suo, che i polmoni non bastano ad arginarlo né le parole a descriverlo: è forse la tinta cristallina dell'azzurro finalmente schiarito dal sole tiepido, e i chilometri di quando percorrevo le strade per andare all'università aspettando i primi esami - in un silenzio che mi scoppiava dentro e sottosopra di ogni sentimento e il suo contrario. Portavo un cappottino grigio, con un bel collo alto e stretto (ho sempre avuto un'ossessione estetica per i colli degli abiti, che devono essere alti, importanti, come steli da cui sboccia il viso, viso incastonato), e camminavo veloce guardando a terra, le mani affondate nei tasconi.
Un giorno, nel dipartimento di filosofia, avevo visto il manifesto di un corso di scrittura creativa organizzato dal comune. Avevo preso il numero e chiamato. Nel giro di una settimana avevo fatto il colloquio e mi ero iscritta. Giampaolo Spinato era un personaggio sanguigno, attraversato da correnti rapide e spesse di una sensualità concreta e mascolina. Io, una ragazzina silenziosa in crisi d'identità. Mi stuzzicava, mi prendeva in giro, mi spronava; non ho mai capito cosa pensasse di noi, del gruppo, o di me. Aveva questi occhi penetranti, scottanti, e una bocca tirata e sottile, di una precisione tagliente. Mi piaceva. Mi metteva a disagio.
Non ricordo granché di quei martedì pomeriggio spesi a parlare di scrittura e arte, tra risate e complicità e guance che vanno a fuoco per il caldo, e l'imbarazzo di avere un auditorio per le proprie stronzate esistenziali. Ricordo solo una sera di sperimentazioni creative: avevamo spento la luce, ci eravamo alzati, tutti impadronendoci di un pezzetto di finestra che dava sul buio della città. Ricordo che jeans portavo, e anche una camicia e un maglioncino grigio. Guardavo fuori, in attesa della folgorazione. Ma c'era solo silenzio, e buio. Forse ero frastornata da quel buio e quel silenzio. Forse avevo appoggiato la fronte calda alla finestra. Non so, non ricordo più. Il ricordo finisce con le mani in tasca, ancora, e ancora il buio di Corso Genova, poco dopo, mentre ritorno a casa e i miei passi hanno un che di pesante, di troppo vuoto, troppo solo.
...
Credo che ucciderò le domeniche sera.
V
lunedì 21 gennaio 2008
Ritratto in grigio di una ragazza sola
Etichette:
Emozioni,
Esperienze,
Personaggi
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
11 commenti:
La Domenica sera per fortuna sta finendo, tieni duro, anzi, resistiamo, e da domani come hai scritto tu, tornerà l' allegria ;)
Baci Anna M.
Ma non è questo il post triste,è un bel ricordo dai, e poi parli della primavera, la rinascita. Buon lunedì, finalmente!
Un bacio, ché a me i baci piacciono.
Anna
Hai dato la sensazione esatta di quel respiro,descrizione accurata di un passaggio della tua vita.
Buona notte
Roberto
@ Inenarrabile, Anna e Roberto: grazie di essere passati ad alleggerire questa domenica sera che - grazie a dio - è già lunedì.
Ricambio baci e buone notti...
V
Io l'ho passata a rivivere con la memoria le ultime ore di libertà. Per me sabato sera è attesa di vita e domenica è vita pura che però, di solito, fatico a vivere appieno, posticipando le emozioni alla fine di giornata.
Vivere con un uomo è anche aspettare i suoi giorni di festa e raccoglierne i ricordi una sera alla volta.
Un bacio anche da parte mia, descrivi sensazioni come fossero fotografie.
Giampaolo Spinato è un ottimo scrittore. Peccato che abbia poca visibilità da quella finestra...
Arrivo tardi, combattevo la mia personale battaglia con le domeniche...ma non avevo dubbi che l'avresti "sfangata" alla grande
ciaomarina
Arrivo ancor più tardi... Però in tempo per leggere di una Milano forse interessante in primavera... vedrò... sono nuovo da queste parti...
@ Daniele: non importa quanto tardi arrivi... purché alla fine arrivi. Sempre gradevole la tua presenza.
V
dillo che anche qui avevi bevuto un pochino! ;)
@ Luka: purtroppo no... A me la ciucca solitamente prende allegra (nel senso: c'ho la ciucca "sociale").
Qui, invece, ero proprio 'na piaga piagnona, temo... "nature"...
:-)
V
Posta un commento