sabato 26 gennaio 2008

Il Giorno della Smemoratezza (27 gennaio)

Domani in Italia si celebra il Giorno della Memoria: già da qualche giorno si sono aperte le danze della commemorazione ufficiale di un Paese che celebra, per meglio dimenticare. Ma la Shoah è molto più della retorica del ricordo, e noi siamo troppo amareggiati, troppo superficiali (invasi e violentati da miliardi di stimoli potenti e veloci e cannibali), troppo spiritualmente macilenti per soffermarci un attimo a pensare che la Shoah non ha prodotto solo quei cadaveri strazianti che i documentari di seconda serata ci costringono a vedere ogni anno, lo stesso giorno (perché se non sono "emozioni forti" nessuno più reagisce). Siamo talmente imbottiti di cliché, che ci appare arduo capire che la Shoah - a suo modo - è stata anche gioia. A dispetto degli aguzzini e degli stupidi di tutto il mondo e di ogni tempo.

Perché persino là, accanto ai camini, nell’intervallo tra i tormenti c’era qualcosa che assomigliava alla felicità. Tutti mi chiedono sempre dei mali, degli “orrori”: sebbene per me, forse, proprio questa sia stata l’esperienza più memorabile. Sì, è di questo, della felicità dei campi di concentramento che dovrei parlare loro, la prossima volta che me lo chiederanno. Sempre che me lo chiedano. E se io, a mia volta, non l’avrò dimenticata.

Imre Kertesz, Essere senza destino

V

14 commenti:

ilviaggiatore ha detto...

Ciao come va???
mi chiamo Carmine Fanigliulo e sono un musicista.
Visitando alcuni blog son venuto a conoscenza del tuo e vorrei invitarti gentilmente a vistare il mio blog:
diario-ilviaggiatore.blogspot.com

e ad ascoltare le mie canzoni all'indirizzo:

www.myspace.com/carminefanigliulo.

In attesa di una tua gentile e gradita risposta porgo i miei più cari saluti.
Grazie Carmine

P.S: un commento è sempre gradito!!!!!!!!!!!!!!!

Roberto ha detto...

Se fosse solo per la televisione vivremmo una vita misera,siamo noi che dobbiamo conservare il bagaglio delle conoscenze che abbiamo accumulato nella vita e continuare a scavare ponendosi sempre domande alle quali certamente daremo una risposta.
Tu oggi l'hai fatto scrivendo queste righe.
Roberto

My funny Valentine ha detto...

@ Il Viaggiatore: certo che non passerò dal tuo blog! Anzi, in realtà non volevo nemmeno pubblicare il tuo commento, poi ho pensato: no, lo pubblico, perché è giusto, perché almeno si capiscono tante cose, ed è anche pertinente con quello che ho scritto nel post, in un certo modo: che siamo talmente presi da stimoli veloci e cannibali da non soffermarci nemmeno un attimo a pensare cosa stiamo facendo.
Siccome sei entrato in casa mia, potevi prenderti il disturbo di bussare prima di sfondare la porta.
V

Anonimo ha detto...

Al bar e in parlamento. In Italia tutti parano di televisione ma purtroppo ne parlano senza conoscerla. Ci sentiamo figli di McLuhan e ci basta affermare che "il medium è il messaggio" per considerarci raffinati semiologi. La televisione (così si dice) non propone programmi di qualità. Ma signori miei... che cos'è per voi la qualità? Vi informo che la qualità, in televisione, è spesso la quantità (la qualità del programma sta nella quantità di spettatori che lo seguono).
Ed eccoci al punto.
Roberto scrive che "se fosse solo per la televisione vivremmo una vita misera". Ma la televisione è, come scrive il Prof. Aldo Grasso, anfora e specchio della società: la TV plasma la società ma, anche, ne è plasmata. La televisione cerca sempre il massimo ascolto e se questo si ottiene con programmi miseri e squallidi il problema non è (solo) della televisione, ma di un "popolo bue" che quella miseria e quello squallore accetta e cerca.

My funny Valentine ha detto...

Visto che si parla di tv, mi piace citare la seguente, illuminante frase:
"La tivù è accusata di tutte le colpe. Anche di aver ucciso il focolare insieme al nonno che raccontava le fiabe. Questa figura del nonno fiabista-enciclopedico è, secondo me, una figura troppo mitizzata. Probabilmente questo nonno, mezzo rimbambito e pedofilo, che stremava tutti coi suoi soliti, noiosi racconti, veniva piazzato davanti al camino acceso con funzione di parascintille. Gli altri, dopo aver brontolato il rosario (una forma primordiale di rap-karaoke), bevevano, ruttavano forte e si concedevano rapporti di ogni tipo. Nelle ristrutturazioni di rustici continuano a venire fuori, da nicchie nei muri, scheletri anche di feti. Non dovevano essere serate così tranquille. E’ che purtroppo ha fatto più danni l’Arcadia che lo Sturm und Drang. Pensate a quanta retorica versata sulla “roba genuina del contadino”. Quanti rimpianti per l’armonia della vita in campagna. Proveniente dalla Campagna Numero Uno per tradizione e cultura, quella toscana, l’Ultimo Contadino che ha dato notizia di sé è stato il bucolico Pacciani."
Antonio Ricci
Striscia la tivù

Roberto ha detto...

Si è proprio quel posto come hai scritto da me,ci passo ogni tanto.
L'ultimo commento sul tuo blog e troppo forte ne avrei fatto un post,mi fai ritornare indietro, rivedo un mio nonno tremendo altro che racconti,a lui a 80 piaceva correre ancora dietro le ragazze.
Roberto

Anonimo ha detto...

Cara...adoro i tuoi post, il tuo modo di scrivere, la tua sensibilità e il tuo sguardo sulla realtà...ma non riesco a starti dietro!!!! Sei peggio di Marina!!! ;-) Mi connetto è ho gia perso 3 post...Io son bradipo...lento lento... mannaggia!!!! :-D

Anonimo ha detto...

Sì, hai proprio ragione V ;) Infatti, quando scrivo qualcosa che incita a scoprire che la libertà parte proprio dalla mente, amo ricordare quanti, perfino nei lager, riuscivano a sentirsi liberi... Il giorno della memoria dovrebbe servire non solo a "non ripetere", ma anche a dimostrare la forza dell'animo e dell'essere umano.

guccia ha detto...

Nel mio piccolo ho dovuto vivere esperienze che per anni non sono stata capace di raccontare e ho capito cosa è irraccontabile. La shoah lo è, per quanto ci si provi e per questo, con maggiore facilità, sarà dimenticata, sarà dimenticata perché in realtà non è mai stata (nostro) ricordo.
Dicono che ad auschwitz (che senza l'aiuto di google non so scrivere), le guide nascondano, come nascondono ancora tanti tedeschi. In Italia, invece, abbiamo addirittura ancora il fascismo ufficialmente in politica (e in tutte le istituzioni e fra le forze dell'ordine), abbiamo ancora il razzismo. Non si può dimenticare il presente, ma il presente non è insegnamento e memoria, il presente diventa ogni giorno che passa futuro.





Questa meccanica da blog, ormai, mi ha veramente schifita.

My funny Valentine ha detto...

@ Don: tranquillo, la mia è solo una fase! Passerà, e tornerò bradipa anch'io! Comunque fa sempre piacere quando passi... :-)

@ Wolf: proprio come dici tu. E, ricollegandomi a un tuo post: "NON dimenticare" è il modo migliore per dimenticare, e "NON ripetiamo quell'orrore" è il modo migliore per farlo di nuovo.

@ Guccia: su questo non sono d'accordo. La Shoah non è e non deve essere un fatto in-dicibile. Significherebbe trattare questo evento come qualcosa di a-temporale e a-storico dal quale l'uomo può prendere meglio le distanze, lavarsene le mani e dire: "Ah, ma tanto niente sarà mai peggio della Shoah"! No, la Shoah deve essere raccontata, detta (anche con parole nostre, parole insufficienti e approssimative). Perché l'orrore non è nato da mostri o alieni, ma da uomini esattamente come noi. E tacere è criminale.
Termino con due citazioni:

"Auschwitz è diventata un simbolo quale non era all’indomani della guerra, il simbolo di un enorme silenzio".
Vidal-Naquet

"La novità più terribile rivelata dall’Olocausto e da ciò che si era appreso sui suoi esecutori non era costituita dalla probabilità che qualcosa di simile potesse essere fatto a noi, ma dall’idea che fossimo noi a poterlo fare".
Zygmunt Bauman

guccia ha detto...

Non intendevo dire che bisogna tacere, era in tono di critica quello che ho scritto.
Condanno anch'io la perdita della memoria, forse mi sono espressa male.
Ho provato solo a descrivere quanto è indescrivibile l'orrore. Intendevo dire che questa indescrivibilità aiuta a scordare. Non che bisogna scordare. Mai, lotto ogni giorno per ricordare le atrocità della seconda guerra mondiale. Ho scritto tanti post sulla memoria.
I reduci vengono trattati come pazzi, gli anziani come noiosi, questa è la fine della civiltà. La nostra società produce vaccini alla verità, si è visto anche a Genova, e poi produce nuove malattie appena giunge la perdita del ricordo. Ma deve essere più che un semplice ricordo il nostro.

guccia ha detto...

Leggilo come se avessi potuto dare a voce un tono critico a quello che scrivo, come se fossi portavoce di quello che è in effetti e non di quello che voglio che sia.

Nel mio piccolo contributo e nel mio immenso dolore io non dimentico.

My funny Valentine ha detto...

@ Guccia: avevo capito male! Hai fatto bene a sviluppare il concetto, e soprattutto hai ragione su una cosa: che il ricordo non basta. Ma almeno, è un buon punto di partenza...
Un abbraccio
V

Roberto ha detto...

Grazie Val hai compreso e interpretato bene quello che intendevo dire con quella immagine e la musica che Tu conosci,sei una ragazza in gamba lo leggo nelle tue parole.