giovedì 17 gennaio 2008

Il fosforo di guardia segnala urgenza di potere

La spazzatura di Napoli. Benny XVI e il Centro Sociale "La Sapienza". Mr. & Mrs. Mastella.
Facce di un'Italia che ha smesso di stupire e continua a precipitare. A me duole l'Italia: mi duole non capirla e mi duole soprattutto non avere voglia di capirla. E' squallida.
In fondo alla pagina d'apertura del mio blog, ho citato la frase finale del libro di Foa, Questo Novecento. E' una frase realistica e incisiva, e non a caso l'ho messa come prima della lista: per ricordarmi che a volte la mia mente scappa in un altrove, e tutto il corpo la segue. Ma questo altrove è disimpegno; e il disimpegno è male. Soprattutto oggi, soprattutto di fronte a questa vergogna che siamo, a questo squallore.
Io non ho parole da dire migliori di altre, non ho opinioni folgoranti o tesi inattaccabili da avanzare. Io ho il mio dolermi dell'Italia, del suo oscuro recente passato, del suo imbarazzante presente, del fracasso che fa e dell'ignoranza che esibisce. Mi duole, l'Italia, e mi dolgo per me stessa, per non saper fare meglio di così, per il mio algido rimanere ai margini, giudicante. E' troppo poco quando ai "diversi" (le voci che escono dal coro) non rimane che sognare la fuga all'estero, o sognare la fuga dalla realtà. E' troppo poco.
Mi resta da citare una canzone, una delle più crude di De André, una delle più cinicamente calzanti a questa Restaurazione della barbarie.
V

SOGNO NUMERO DUE, Fabrizio De André

Imputato ascolta,
noi ti abbiamo ascoltato.
Tu non sapevi di avere una coscienza al fosforo
piantata tra l'aorta e l'intenzione:
noi ti abbiamo osservato
dal primo battere del cuore
fino ai ritmi più brevi
dell'ultima emozione,
quando uccidevi,
favorendo il potere,
i soci vitalizi del potere
ammucchiati in discesa
a difesa della loro celebrazione.
E se tu la credevi vendetta
il fosforo di guardia
segnalava la tua urgenza di potere
mentre ti emozionavi nel ruolo più eccitante della legge,
quello che non protegge:
la parte del boia
.
Imputato,
il dito più lungo della tua mano
è il medio,
quello della mia
è l'indice,
eppure anche tu hai giudicato.
Hai assolto e hai condannato
al di sopra di me,
ma al di sopra di me,
per quello che hai fatto,
per come lo hai rinnovato,
il potere ti è grato.
Ascolta
una volta un giudice come me
giudicò chi gli aveva dettato la legge:
prima cambiarono il giudice
e subito dopo
la legge.

Oggi, un giudice come me,
lo chiede al potere se può giudicare
.
Tu sei il potere.
Vuoi essere giudicato?
Vuoi essere assolto o condannato?

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Prima cosa: vado subito ad ascoltare Storia di un impiegato. Metto il CD...fatto! Seconda cosa: bel post. Che strano senso di nausea star fermi a guardare (o meglio a sentire) Io mi allontano spesso dalla realtà (basta guardare il mio template), ma non è questo il modo. E di andar via dall'Italia, non c'ho mai pensato. Intanto, mi ascolto De Andrè e ci penso. Grazie d'esser passata dal mio blog, m'hai dato modo di scoprire il tuo...molto interessante. A presto...e benvenuta nei miei link ;-)

My funny Valentine ha detto...

Grazie! Che altro aggiungere... ci scambiamo i link, allora! (Mio dio, è l'ultima evoluzione dello "scambiamoci il numero"?! Che perversione, che fascino...)
:-)
V

vjj ha detto...

Mi permetto di rivedermi nelle tue stesse parole e di indirizzarti ad una mia citazione ,che si sposa bene con ciò che scrivi.
Piacere di conoscerti, Valentina.
E se non hai nulla in contrario anche io vorrei linkarti ('che essere linkati non è roba da poco! vuol dire che piaci).
(^-^)

My funny Valentine ha detto...

'Azz! (Oggi gira così, tra il semisboccato e l'ironico, il che dimostra che sono piuttosto di buon umore!)
Accetto volentieri il tuo invito di leggere la tua citazione, e mi onora il piacerti... :-)
Ora sto partorendo una cazzata di post sulla cerimonia degli aperitivi. Non appena finisco (tra breve, che c'ho la scrittura facile), passo da te con gioia.
V

Anonimo ha detto...

"Facce di un'Italia che ha smesso di stupire e continua a precipitare". Comincia più o meno così questo post che termina con una citazione di De André. L'Italia però non precipita per colpa sua ma per colpa nostra. Se si deve citare "Storia di un impiegato", la si citi fino in fondo: "per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti"

My funny Valentine ha detto...

Caro Testimone, mi sono riletta il post per cercare anche solo un indizio di disimpegno pilatesco nelle mie parole... come tu sembri suggerire. No, non ne ho trovati, di indizi. Anzi, ho trovato una piena e consapevole analisi del mio esserci dentro, e del mio non essere all'altezza.
E, se proprio vogliamo essere pignoli fino alla noia, la giusta frase, in questo contesto, sarebbe una parafrasi di De André: "Per quanto NOI ci crediamo assolti, SIAMO per sempre coinvolti".
Altro che "voi"...
V