L'articolo pubblicato da La Stampa nella pagina culturale dell'8 gennaio ci informa che in Francia è appena uscito il libro Le discours amoureux contenente, tra le altre cose, un centinaio di pagine inedite che l'autore aveva eliminato dalla stesura definitiva dei Frammenti di un discorso amoroso. Riporto alcune frasi del Roland Barthes inedito.
"Eros è giovane solo nei miti, nei romanzi e nelle storie elaborate per i bisogni eugenetici della specie ("ebbero molti figli perché s'amarono da giovani"). Ma la passione amorosa non fa attenzione all'età (come non fa attenzione al sesso o all'oggetto); non soltanto piomba su di voi in qualsiasi momento, ma opera un'elevazione magica, un esonero d'ogni sentimento dell'età: il soggetto amoroso, alla lettera, non ha età (non sa più che cosa sia l'età) - o ha tutte le età nello stesso momento; va a zonzo attraverso il tempo, mescola senza prevenire la tenerezza infantile e il lassismo crepuscolare. Come il puer senilis della retorica antica e medievale, immagine mitica e al contempo giovanile e saggia, egli fa parte di quella razza bizzarra, un po' gnostica (faustiana?), che congiunge le età ritenute contraddittorie, mantiene in sé l'infanzia (attraverso la struttura immaginaria, materna) e vive tuttavia con conoscenza di causa, alla fine di un lungo passato, vicino alla morte, nell'ombra puerile".
Devo ammettere che se Wolfghost non avesse dato ad un mio post una risposta che è suonata secca alle mie "corde" interiori, non avrei scritto su Roland Barthes, sull'Eros, sui frammenti inediti e, sicuramente, non avrei rispolverato quella spassosa foto presa a Villa Cimbrone in cui Greta Garbo conobbe ore di "segreta felicità". Straordinario. Le ore di segreta felicità, dico. Fuggire da Hollywood, portarsi Leopold appresso e fornicare dal mattino alla sera sul magnifico golfo campano in primavera, e guadagnarsi così un'effigie impressa nel marmo e nell'immortalità secula seculorum. Amen.
No no no! Alla fine decido di non essere d'accordo con il saggio Wolf. La passione (come la chiama lui) e l'eros (come ho deciso d'ora in poi di chiamarlo io) non raggiunge il suo apice nel pathos ("insicurezza e sofferenza"). Piuttosto, come scrive Roland Barthes: la passione amorosa (l'eros!) "piomba su di noi in qualsiasi momento" e "opera un'elevazione magica"! Non è sofferenza, non è insicurezza e non è nemmeno un surrogato di quello stupido amore che tutti vanno invocando come molle spezzate.
Sicuramente Greta Garbo si è meritata quell'iscrizione nel marmo perché era la Divina, non per le sue ore di "segreta felicità" con Leopold. Ma è vero anche che se fosse andata in quella villa a picco sul mare per curarsi la scoliosi, l'effigie stessa avrebbe avuto meno conturbante fascino, e non avrebbe aperto la mente ad astute fantasie pruriginose furbescamente suscitate dall'ammiccante ma trattenuta espressione "ore di segreta felicità". Che delizia! E se avesse trascorso lì la sua prima notte di nozze? Be', le ore di passione non sarebbero più state "segrete", e addio incanto, addio senso del peccato, addio immaginazione e sogno e "magica elevazione"!
No, non voglio sentir parlare d'amore, non voglio sentir dire che la passione è un surrogato dell'amore - in cui capita di inciamparsi come in un ciottolo più grande di altri. D'altra parte non mi sembra di ricordare che Roland Barthes, nei suoi Frammenti, abbia mai parlato d'altro che dell'amore-innamoramento, dell'amore-passione, dell'eros che fa avvampare le guance e aspettare con un'ansia da braccio della morte la chiamata dell'amato...
Mi piace pensare che Gabriel Garcia Marquez avesse a mente i Frammenti quando scrisse una delle pagine più divertenti, ironiche e sagge sull'amore-passione. Perché questo è, al momento, l'unico tipo di amore che riesco a concepire.
"Quando Florentino Ariza l'aveva vista per la prima volta, sua madre l'aveva scoperto da prima che lui glielo raccontasse, perché aveva perso la parola e l'appetito e passava le notti in bianco a rigirarsi nel letto. Ma quando incominciò ad aspettare la riposta alla sua prima lettera l'ansia gli si complicò con diarree e vomiti verdi, perse il senso dell'orientamento e soffrì di repentini svenimenti, e sua madre si terrorizzò perché il suo stato non assomigliava ai disordini dell'amore ma ai danni del colera. [...] L'esame rivelò che non aveva febbre né dolore in nessuna parte e che l'unica cosa concreta che sentiva era il bisogno urgente di morire. [Al vecchio omeopata] bastò un interrogatorio insidioso, prima a lui poi alla madre, per comprovare una volta di più che i sintomi dell'amore sono gli stessi del colera".
V
mercoledì 9 gennaio 2008
Greta Garbo all'ombra di Gabriel Garcia Marquez
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2 commenti:
Cara amica,
blog impegnativo il tuo: mi prendo un po' di tempo per approfondirne la lettura.
Ho letto cosa dici dell'amore e della passione e mi sono ritrovata: è un buon inizio.
Grazie per aver scoperto il mio spazio e per aver splendidamente commentato.
Con affetto e riconoscenza.
Anna
Tutto il tempo che vuoi! ;-)
Impegnativo, dici? Forse è vero, non ci avevo mai pensato. Come ho accennato sul tuo blog, la scrittura per me è strettamente legata alla sofferenza di vivere, quindi sì, è vero: sono faticosa ed impegnativa, e con me la mia scrittura!
:-)
Grazie del commento, ci vedremo spesso in giro per il Web!
V
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