lunedì 26 novembre 2007

Cuoco e marinaio

Mio nonno è morto tre anni prima che nascessi io. Aveva un bel nome: Enrico, Rick, il Gambetta. Soprannome, quest'ultimo, che anni fa mi salvò da sicura malasorte un giorno a Marsiglia quando, dopo un avventato giro a piedi, mi persi per strada e l'unica cosa che riuscii a ricordare fu, infine, ed era quasi notte, che l'abitazione di un'oscura cugina si trovava in Rue Gambetta (con l'accento sulla a)... Ma comunque, anche se avesse aspettato tre miseri anni prima di morire, Rick non mi avrebbe conosciuto lo stesso: sarei arrivata nel becco della cicogna già grandicella, a 6 anni suonati, e capisco che rimandare un infarto per nove anni non è uno scherzo. Richiede una volontà di ferro (che a Rick di certo non mancava), ma anche un cuore d'acciaio, che Rick si era fottuto a causa delle sigarette, della buona forchetta e di una logorante vita in mare. Però Rick è come se lo avessi conosciuto lo stesso, perché era un tipo in gamba - come del resto il suo soprannome fa sospettare. Diciamo che è l'unico che bacio volentieri sulla foto, il giorno dei morti. D'altra parte era cuoco e marinaio, nato benestante e ribelle, e acuto osservatore del mondo. Pare che facesse degli incredibili castelli di insalata russa ricamati con riccioli di maionese cesellati col sac-à-poche. Il mito gli è fortunatamente sopravvissuto. Tanti miti gli sono sopravvissuti ben oltre le meravigliose ricette che cucinava ogni volta che tornava a casa in licenza - e forse un giorno scriverò seriamente di lui perché ne vale la pena. Credo fosse una rarità per quei tempi: un bambino intelligente e scatenato che non conosceva paura, né degli abissi dell'anima né delle botte del papà. Era una forza della natura, che rivive oggi nelle tozze mani di mia madre.
Ne so troppo poco per descrivere come le sue lunghe assenze e i suoi fastosi ritorni abbiano influenzato la storia della nostra famiglia, e quali ombre abbiano lasciato nel forte carattere delle donne di casa. Ma senz'altro conosco le molte luci di quei ritorni, i doni, le novità che Rick portava dal resto del mondo, il primo dentifricio in tubetto ad esempio, o le scatole di tonno sott'olio e di saponette e la bambola di un metro e dieci d'altezza, che muoveva le gambe se la tenevi per mano... I suoi ritorni erano feste patronali, era l'arcangelo che annunciava l'avvento di Dio, era Babbo Natale ante litteram, anche se magari tornava a Ferragosto. Riempiva tutto il paese con i suoi regali. Erano gli anni del dopoguerra; l'Europa sconfitta sudava sangue per rimettersi in piedi, e in quel paesino di 500 anime scarse - mia madre aveva passato i suoi primi due anni di vita in braccio ai tedeschi - la fame era una realtà che solo la fertilità della terra e il lavoro delle braccia aveva appena appena mitigato. Mia nonna a 50 anni aveva la stessa faccia che ha ora a 96: stesse rughe, stessa energia. Persone d'altri tempi, davvero.
Sessant'anni prima del crollo delle Twin Towers, Rick diceva degli arabi, in un misto di italiano e dialetto, che era meglio "lasciarli stare": non avevano rispetto per le donne, e una mentalità troppo distante dalla nostra; abitavano case dagli interni meravigliosi e dalle brutte facciate, per non suscitare invidia; erano in genere persone dissimulatrici e fanatiche. I cinesi, raccontava invece, si giocavano tutto chiudendosi in sette impenetrabili, sulle navi come altrove (verità scoperta ben prima che mi trasferissi ai confini di China Town e potessi toccar con mano la loro ostile alterità); non li amava, perché riteneva fossero un popolo "nu guai bravu" (non molto bravo). Credo che lui potesse permettersi le generalizzazioni e i giudizi trancianti: nessuno, tanto meno in un asfittico paese di provincia, aveva visto tutto il mondo che aveva visto lui, nessuno aveva conosciuto tanti uomini e in tante situazioni diverse e lingue ed esperienze, religioni, colori di pelle e abitudini. E anche se oggi molti direbbero che non è politicamente corretto un simile atteggiamento di pregiudizio culturale, mi permetto di immaginare quale sarebbe la sua reazione: una scrollata di spalle, uno sbuffo appena accennato e interrotto poi da un colpo di tosse di sigaretta; ma dentro di sé avrebbe provato tutto il bonario e indulgente disprezzo - al tempo stesso contadino e cosmopolita - di chi la cultura la vive viaggiando, e non ai bordi di una scrivania.
Rick è morto un pomeriggio a casa sua, ormai in pensione. Si era addormentato dopo una bella mangiata che anche se il dottore, dopo il primo infarto, gli aveva detto di andarci piano, faceva scintille con quelle pignatte. Era un artista della cucina etnica e, a dispetto delle sue antipatie, pare che il suo pollo al curry fosse una creazione insuperabile. Ne riesco solo a intuire il sapore dolce sulla lingua, rimasto attaccato ai ricordi familiari come un'immagine o un detto...
V

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'ho letto di un fiato :) E' raro trovare una persona che dipinga così bene il profilo di qualcuno che non ha mai conosciuto dal vivo. Peccato davvero che tu non l'abbia incontrato :)
Sul tuo commento verso arabi e cinesi... bé, mio nonno diceva lo stesso, sugli albanesi in particolare. Li conosceva bene, dato che aveva fatto la campagna d'Albania :) Pero' è anche vero che i tempi sono un po' cambiati.
Personalmente non sono contro nessun popolo ma... diciamo che amo quello a cui appartengo e del quale troppo spesso si sparla contro :)
E diciamo anche che non mi trasferirei mai e poi mai in determinati paesi, nemmeno solo per brevi periodi e neppure se mi pagassero a peso d'oro! :)