martedì 20 novembre 2007

Se la poesia è nel Robot...

Sul sito Ciao Robot ho letto l'inquietante notizia di un tale che è stato premiato per aver ipotizzato che, in un troppo inquietante futuro prossimo, potremo avere rapporti "intimi" coi Robot. Come ho scritto in risposta al post del blog del sito, ormai la tecnologia non strabilia più: siamo abituati - e tristemente indifferenti - alle notizie iperboliche, alle esagerazioni incredibili, ai miracoli della tecnica, alle macchine pensanti (nuova frontiera della res extensa?), ai superpoteri della scienza moderna. Sembra che più nulla riesca a suscitare in noi quella "meraviglia" da cui nacquero il pensiero e la filosofia, quello stupore infantile ma non ingenuo che generò la vita pensante, quella bocca spalancata che fa esclamare di piacere e sorpresa.
Sono amareggiata. Non moralisticamente amareggiata dalle conseguenze che un uso indiscriminato e pazzo della tecnica può avere; sono piuttosto romanticamente amareggiata. A me piace parlare di mani che si toccano, di sguardi più immaginati che vissuti, di storie famigliari ed emozioni notturne. Ma spesso la realtà entra di prepotenza nella vita interiore, si insinua in ogni piega, succhia sogni e rigurgita incubi, e non posso non ascoltarla; non posso tapparmi orecchie e occhi. La realtà esiste, diceva troppo spesso il mio ex (a dimostrare che io vivevo in un iper-spazio fantastico e irreale). E io mi incazzavo a morte, perché la realtà di cui lui parlava non era la realtà di cui io parlavo, e non sono mai riuscita a fargli capire che "la" realtà non esiste, esiste solo la direzione dello sguardo, la posizione del corpo che indirizza la percezione, la forma mentis che ci guida verso una ed una sola interpretazione impedendoci la visuale a tutto tondo...
Eppure, la realtà di cui parlo ora non è la "verità" (di cui troppo inconsapevolmente parlava lui). E' piuttosto la cronaca, l'attualità, il divenire del mondo, la concretezza dell'esistenza. E' l'insieme delle cose che succedono, che si accumulano, che si distruggono, che nascono muoiono e scadono, come un bricco di latte o un terremoto in Colombia. E a queste cose occorre prestare orecchio e occhi, perché troppo pericoloso e troppo irresponsabile sarebbe far finta di niente, tirarsene fuori e lavarsene le mani.
Ma a proposito di mani... che sarebbe accaduto se quel famoso incontro di mani e pelle e dita e calda pressione sui polpastrelli e il palmo fosse avvenuto con un Robot invece che con Carlo?
V

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Non preoccuparti Valentina: Paracelso diceva che quando il materialismo impera, la magia presto o tardi risorge ("presto o tardi", l'ho aggiunto io :)). Credo avesse ragione, perché come ben aveva intuito Carl Gustav Jung, l'uomo ha anche aneliti spirituali che non puo' tenere soffocati a lungo.
E credo che l'ondata di nuove forme di spiritualità (alcune un po' balzane invero :)))) della moderna New Age, sia la dimostrazione che sta' già avvenendo.

Anonimo ha detto...

PRIMA RISPOSTA
Cerco di rispondere all'ultima domanda. Il robot avrebbe rilevato la presenza o meno di sudore sui tuoi polpastrelli, avrebbe calcolato la forza della pressione esercitata con il palmo della mano, avrebbe rilevato la durata del tuo sguardo e la dilatazione delle tue pupille. Questi dati gli avrebbero permesso di calcolare, con una certa aprossimazione, il grado di alterazone del tuo stato emotivo. E poi? Il robot avrebbe compreso con precisione il motivo dell' alterazione? Credo di no... esattamente come non lo comprendono gli uomini.
Naturalmente tutto questo non avrebbe senso senza questa premessa: nel momento in cui tu incontri "Carlo" non puoi sapere se è un uomo o un robot: apparentemente, come i replicanti di Blade Runner, devono essere uguali.

Anonimo ha detto...

SECONDA RISPOSTA
Durante una conferenza di presentazione di CIAO ROBOT il prof. Veruggio ha preso le distanze dalle posizioni di Levy che non appaiono soltanto incredibili ma anche inutili. Peraltro non bisogna negare che, ad esempio, i bambini "animano" orsetti e altri giocattoli: trasformano OGGETTI in SOGGETTI. Questa confusione sarà molto più facile nel momento in cui l'orsetto sarà in grado di rispondere e interagire con il bambino.

Anonimo ha detto...

ULTIMA RISPOSTA

"La realtà esiste" è carina... ma qualcuno diceva che l'illusione più pericolosa è quella che esista soltanto un'unica realtà. Tu, niccianamente, sostieni che "I fatti non ci sono, bensì solo interpretazioni": non avevo dubbi.

PER WOLFGHOST
Per me sono tutte balzane....
Gli "aneliti spirituali", l'emotività, le "religioni" (leggasi anche ideologie) e i sentimenti sono alla base dei più grandi drammi della storia. E come scrisse Russell "centocinquant'anni di scienza si sono dimostrati più esplosivi di cinquemila anni di cultura prescientifica".

My funny Valentine ha detto...

Trovo questi commenti tutti molto interessanti e ricchi di spunti...
1. Che Manuel dica che un uomo - proprio come un robot - non comprende il motivo di turbamento di una donna, è condivisibile e spesso drammaticamente esatto. Da un robot, tuttavia, mi aspetterei che capisse qualcosa in più rispetto a un uomo, e non tanto per sfiducia verso gli uomini (ne avrei comunque ben donde!), ma per una forma di esagerata aspettativa che ormai tutti nutriamo verso la tecnologia. Volenti o nolenti... Come bene esprime mia madre, "arriverà il giorno in cui ci cambieranno i pezzi come alle macchine", e temo che quel giorno sia vicino.
2. Il dualismo soggetto/oggetto, esasperato dalla filosofia cartesiana di cui siamo incolpevoli eredi, è per molti fonte di clamorose cantonate intellettuali e spirituali. La filosofia del XX secolo ha tentato di superarlo ricorrendo ad "esperienze" coscienziali che, anziché esasperare la polarità di tutte le cose (soggetto/oggetto, interiore/esteriore, proprio/improprio, io/mondo ecc.), mettessero in luce la ciclicità e l'unità dell'esistenza. Che vi sia riuscita, poi, è tutto da vedere...
La spiritualità occidentale, poi, sta vivendo un periodo strano e contraddittorio caratterizzato da un'istanza di bieco materialismo e secolarizzazione (contro cui Gadamer, ad esempio, tanto alacremente aveva combattuto) ed una nuova esigenza di familiarizzare col divino, nelle sue molteplici forme. Basti pensare alle "nuove" derive religiose che tentano di unire Oriente ed Occidente, giungendo ad una visione della vita del tutto sconosciuta a noi figli di Cartesio (sto pensando alla visione "circolare" del tempo, contro quella lineare...)
3. Non condivido l'opinione che siano state le religioni, l'emotività e gli aneliti spirituali a fare disastri nell'arco della storia... Da fedele seguace di Bauman, ritengo invece che sia stato un uso scriteriato e immorale della tecnica a creare i 50 anni di cui parla Russel.
Che poi, Manuel, tu identifichi religione ed emotività è del tutto arbitrario e, a mio avviso, non corretto. Posso concederti questo: un uso impuro, pretestuoso ed ipocrita delle religioni e della spiritualità ha fatto dei gran danni (come nell'abusato esempio delle Crociate). Ma non si può negare l'esistenza nell'uomo di un anelito verso il trascendente, anelito che può trovare in una spiritualità sana e disinteressata degna espressione.

Anonimo ha detto...

Brevissima replica.

- Non credo di aver identificato religione e emotività: le ho semplicemetnte elencate. Se dico che la corsa, la paura e la sauna fanno sudare non perquesto identifico la sauna con la corsa...

- E' effettivamente giusto distinguere tra un proprio "razionalismo deista" e "un uso impuro, pretestuoso ed ipocrita delle religioni" (purtrooppo tutte le religioni rivelate hanno queste caratterisitche)

- Per drammi della soria mi riferivo principalmente ai totalitarismi del '900. A questo proposito credo (ma non io solo...) che Adorno abbia preso una cantonata sonora e che l'illuminismo (senza Dio!)non abbia nulla a che fare con Hitler. Se si devono necessariamente trovare antenati ai totalitarismi bisognerebbe guardare al romanticismo (sentimenti!!, emozioni!!!)

Anonimo ha detto...

Sono d'accordo con la tua linea, Valentina. Credo che sia proprio la dicotomia spiritualità-scienza ad essere errata. Scienza e spiritualità possono - e devono - andare d'accordo, come d'altronde sempre più spesso si va' a delineare. Basti pensare alle teorie della meccanica quantistica, straordinariamente assomiglianti con i concetti base di tutti i movimenti spirituali con fondamenta serie.
A Manuel rispondo che non a caso ho parlato per tutto il mio commento precedente, così come in questo, di "spiritualità", anziché di religioni; non perché le religioni siano sbagliate di per sé, anch'esse haanno un loro motivo di esistere. Ma... sono state usate in modo improprio, a scopo di potere, di conquista e - soprattutto - di controllo.
E' questo ad aver creato diffidenza verso la spiritualità, non il desiderio di spiritualità stesso.
Sempre che si sappia di cosa si sta' parlando. Molta gente ha un concetto distorto della spiritualità, pensa a cose balzane. Mentre essa è molto più semplice: è nasce da quel moto spontaneo dell'animo umano verso la pace, la serenità, la consapevolezza della propria esistenza. Ci sono persone molto "spirituali" che non credono nemmeno alla vita dopo la morte.
La scienza contro cui mi scaglio contro, non è "tutta la scienza", ma solo quella che vorrebbe "togliere l'anima" alla vita. E se non lo è quella dell'amore con un robot...

My funny Valentine ha detto...

Mi trovo del tutto d'accordo con Wolfghost. La scienza che toglie l'anima alla vita... è una bella espressione. Anche se, non ne dubito, prima o poi la scienza arriverà a pretendere di "dare" un'anima alle sue creazioni, se già non lo sta facendo. Dall'intelligenza artificiale all'anima artificiale...

Invece non capisco bene il discorso di Manuel. Mi lascia perplessa la tesi secondo cui l'origine dei totalitarismi sarebbe da ricercare nel Romanticismo... Be', se vogliamo fare il giochino di andare indietro come i gamberi per cercare la responsabilità del presente, possiamo farlo. Ma è un gioco sterile. I bisnonni sarebbero allora responsabili delle colpe dei nipoti... No, non lo accetto e nemmeno mi piace.
Soprattutto non condivido l'affermazione secondo cui i totalitarismi avrebbero la loro radice nel "sentimento!, emozioni!"... Tutto quello che ho letto e studiato sul nazismo (e non è poco) mi ha portato a capire che il dramma del nazismo è stata la totale anestesia dei sentimenti, della partecipazione emotiva e personale, la burocratizzazione esasperata e deresponsabilizzante del sistema, di tutto il sistema.
Perché hai questa iconoclastica diffidenza verso le emozioni? Ad un livello molto basso, le emozioni sono la nostra sensibilità epidermica, quella stessa sensibilità che ci spinge a togliere la mano dal fuoco perché sentiamo bruciare... Se non avessimo questa sensibilità, l'indifferenza e l'autodistruzione si impossesserebbero di noi...
V

Anonimo ha detto...

- La scienza.
Il problema non è la scienza che toglie l'anima alla vita... Il problema è l'uomo che mette l'anima e la vita dove non ci sono: ad esmpio, in questo caso, nei robot di cui dovrebbe innamorarsi (insomma.. se non gli attribuisse un'anima non se ne innamorerebbe e la scienza c'entra poco)

- Bisnonni e nipoti.
Ok, non facciamone un problema di colpe ma...
mi vorresti dire che gli eventi storici nascono dal nulla e non sono collegati a molte delle cose che li hanno preceduti?

- L'emotività e il nazismo.
Confermo che totalitarismi di Stalin e di Hitler, di Franco e di Mussolini sono strettamente legati alle emozioni... Visto che il mio parere non può essere autorevole cito (dopo ricerche) Umberto Galimberti (che almeno è filosofo!, che almeno è professore!): "... fanno leva sulla mozione degli affetti, sulla partecipazione emotiva, su quanto di meno razionale c'è in circolazione. Non c'è dubbio: i totalitarismi umanistici... non sono di derivazione illuministica".
Ma è probabile che sul dramma del nazismo non abbia mai letto nulla... :-)

- Emozioni e morte.
Sicura che le emozionoi non portino all' auto-distruzione e alla distruzione? Gran parte degli omicidi e dei suicidi avvengono, si dice, quando "vien meno la ragione", i suicidi di massa sono tipici di sette spirituali... ecc.
E' difficilissimo che un kamikaze si faccia esplodere dopo aver letto Voltaire :-)