In Donne che amano troppo, la Norwood enuncia una tesi tanto semplice quanto illuminante: per noi donne abituate alla sofferenza, all'insoddisfazione e alle "montagne russe" emotive, ogni altro stato d'animo - specie quelli positivi e sereni - appare estraneo, in-concepibile. Certo, tutte noi vogliamo essere felici e ci rappresentiamo un'idea di felicità verso cui crediamo di voler tendere. Ma in realtà, solo ciò che ci è famigliare e consueto è la nostra norma, è l'unico habitat che non ci spaventa perché meglio di tutti gli altri lo conosciamo e lo sappiamo gestire.
Per una vita sono stata vittima di questa logica implacabile: un'infanzia disastrata, l'adolescenza silenziosa e cieca e sorda di un autismo esplosivo, poi una lenta presa di coscienza tormentosa e a tratti dilaniante come lame aguzze di pugnale. Camminavo rasente i muri per avere appiglio e al tempo stesso luogo in cui nascondermi, o passare inosservata, stavo curva su me stessa reggendomi uno stomaco-anima torturato da ininterrotti crampi.
Per donne così, la felicità è un'arte, e come ogni arte destabilizza e impazzisce coordinate e bussole, crea simboli e forme e significati. Dipinge un mondo, spalanca finestre e abbatte muri, perché dei muri alla fine non c'è più bisogno. La mia felicità di oggi non è nell'aver guadagnato una meta ma in questa corsa lieve e grata, coi polmoni in fiamme e gli occhi spalancati. Che poi la strada è spesso in salita, e si sa. Spesso gli occhi bruciano, e i muscoli anche e la stanchezza è talvolta vile richiamo a fermarsi, a gettare la spugna e tornare a chiudere tutto: occhi, cuore e polmoni.
Finché ti volti indietro e quello che vedi non sei più tu, ma un'estranea che ti fa pena tenerezza, ti spacca l'anima per la fragilità di quelle ciglia che oscurano gli occhi e vorresti per dio vorresti fermarti, e tornare indietro, laggiù, e abbracciarla cullarla, darle tutta te stessa perché il suo sguardo possa aprirsi, e la sua bocca.
E' un attimo, ma decidi di voltare la testa e continuare a correre.
V
lunedì 18 febbraio 2008
L'arte della felicità: continuare a correre
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9 commenti:
Certe logiche implacabili sono asessuate, Valentina, qualunque corpo tu possa mettergli addosso. E' bello però riuscire a giocarci, per un uomo come me,vestirle di suoni e profumi femminili e innamorarsene nel vano propsito di possederle infine. Anche la tua corsa è un'arte, una cifra stilistica inconfondibile tagliata fin da bambina su di un bilico affacciato sui "tuoi occhi spalancati". Quelli, credimi, non si dimenticano facilmente.
Corri...
e non voltarti indietro.
Fermarti solo a prendere calore...
o a respirare un profumo...
o se vedi un paesaggio che merita...
o se incontri qualcuno interessante.
Pause e Play... nessun altro tasto.
Bk
Brava, continua a correre.Ma la meta arriva, prima o poi.Una volta raggiunta, ti fermerai e potrai riposarti.Ma non abbassare mai la guardia, il cammino potrebbe ricominciare, ma tu, a quel punto, conoscerai bene la strada. E' dura, lo so, ma la ricompensa è impagabile.
So che sei sulla strada buona.
Baci....
Anna
P.S. Mi detesto quando faccio la saggia :-))
Io penso che se tu riuscissi a scrivere un post al giorno la mia mente migliorerebbe notevolmente grazie all’esercizio intellettuale che le tue parole impongono. Altro che Alberoni sulla prima pagina del Corriere… :-)
Enzo, credo che mai nessun corpo possa essere asessuato. Se parlo di 'donne', in questo post, è per dire 'femminile': e la femminilità è nell'uomo e nella donna, così come anche il maschile, in una commistione che non conosce soluzione di continuità.
@ Bk: è molto bello quello che hai scritto. Grazie.
@ Anna: ti adoro saggia, perché lo sei e non lo vuoi essere, e per questo sembri sempre autentica... :-)
Dani, sei troppo buono con me. Riuscissi a scrivere un post al giorno sarei ciò che non sono: costante. Che, purtroppo, non è certo il mio punto forte...
;-) Bacio
V
adoro Man ray....splendida scelta per il tuo post:)
Mi piace la tenerezza quando parli di volerti voltare indietro e correre ad abbracciarti,immagino un pianto liberatorio di una ragazzina che non aspettava altro.
Fai venire i brividi quando scrivi così,grazie.
Un abbraccio
Roberto
che bel post...mi ha ricordato tantissime conversazioni tra me e le mie amiche,nonchè quando mia madre mi regalò da adolescente quel libro...
come non augurarti tutto il bene del mondo cara?!
Grazie Roberto. Le tue parole sono sempre generose, con me.
Francesca: Man Ray è superbo, peccato sia un po' troppo abusato, oggi.
Erikù: grazie del tuo augurio, che naturalmente ricambio con slancio! :-)
V
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