Mi ritrovo in uno stato di carenza assoluta, che neanche le parole possono servire a qualcosa. Eppure scrivo: come una missione, come un disperato. Sono un soldato senza patria e senza uniforme, che lotta contro nessun nemico e nessun falò la sera mi riscalda accanto ad altri uomini. C'è un'escrescenza di pelle, un al di là e un di fuori che mi spaccano il cuore.
Stamattina leggevo Pessoa ad alta voce; tentavo di saggiare la poeticità del portoghese sulla lingua: e questo mi ha dato probabilmente il colpo di grazia. Dopo settimane di seduzione e altrove, il senso è venuto a mancare. Pace all'anima sua. Mi sarei accontentata di raccontare della mia antenata, la Nobildonna Zenaide Trigi Pellegrino, sepolta a Decollatura nella cappella dei Conti Perna. Ci ho provato, ma la storia mi è rimasta agganciata, singhiozzante, tra le dita - e non c'è stato verso di convincerla a venire fuori. Ho provato allora a scrivere di Pessoa, della sua follia, dei suoi eteronimi, del suo straziante angelico poetare. Ma era un'impresa troppo ardua per la mia gola secca. Eppure mi sono sforzata, mi sono fatta violenza. Senza risultato, ed è giusto così.
Oggi è un giorno senza parole, che di parole ne spende più di quanto meriti. E' uno di quei giorni in cui voler dire qualcosa è una necessità ma, come negli incubi, neanche il più disarticolato dei suoni può essere detto. E allora, cautamente, appoggio e aggancio una parola dietro l'altra, e solo alla fine mi renderò conto dell'effetto che fa. Solo alla fine guarderò il quadro d'insieme e dirò: che stronzata!
Perché le parole, quando il silenzio?
Zenaide era una donna bellissima, nobile, e povera, morta di parto nel 1889.
Pessoa era un visionario, un profeta, vaso di pandora dei dolori del mondo: di quelli dicibili e di quelli indicibili.
E io naufrago, lentamente.
V
mercoledì 12 dicembre 2007
Tra Pessoa e Decollatura
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7 commenti:
"Nulla è fuori, nulla è dentro, perché ciò che è fuori è dentro" diceva Hesse... Questa citazione non te l'ho fatta con leggerezza... riflettici ;)
Ci sono due modi di intendere questa frase (sicuramente ce ne sono molti di più, ma diciamo che a me basta vederne due...): interno ed esterno fanno parte di un'unica entità circolare alla luce della quale tra i due non c'è soluzione di continuità, ma solo cambio di prospettive. Dall'altro lato, però, "ciò che è fuori è dentro" può significare che il di fuori non è che una proiezione dell'interiorità, come se questo "di fuori" fosse il paesaggio che fa da sfondo al protagonista del quadro (noi). Infondo quello che dice Hesse è questo: lo sfondo della Gioconda non potrebbe mai essere quello de L'Urlo di Munch... perché come sei tu così è la realtà e ciò che ti circonda... già.
Ma dovrò rifletterci ancora.
V
Direi che ti stai avvicinando... :)
sono stato incuriosito da questo riferimento a Decollatura come luogo di sepoltura, sono proprio di questo paese, ma al cimitero non c'è nessuna cappella dei conti Perna.
Davvero? Questo mi delude molto...
La storia che ho raccontato nel post è una storia famigliare, vera come lo sono i ricordi. Da generazioni la tramandiamo, e mia nonna e mia madre hanno sempre citato Decollatura e i conti Perna, esprimendo addirittura il desiderio, un giorno, di andare a visitare quella tomba...
Mi spiace sapere che quella tomba forse non c'è più, come se un pezzetto di memoria fosse stato cancellato, spazzato via.
Informati, se puoi e se hai voglia: magari vieni a sapere qualcosa di più preciso che può gettare luce sulla faccenda. Grazie per essere passato di qui.
V
Da qualche giorno sto rileggendo Il libro dell'inquietudine... A 34 anni, mi ritrovo sempre più spesso a sfogliare vecchi libri gia letti... quasi che fossero loro a cercare me, ed io, un po' stanco per andare oltre...per cercare qualcosa di nuovo, qualcosa fuori di me... Mi sto rileggendo...si, ho questa impressione..e non mi piace. Notte Val...
Don? Perché ti sei venuto a nascondere in questo vecchio post? :-)
Se è per questo anch'io, a 29, rileggo libri già letti e so che quando lo faccio non è mai un periodo molto buono. Solitamente lo rileggo per pigrizia, per stanchezza e per bisogno di spegnere il cervello, addormentarlo.
Questo è esattamente uno di quei periodi.
Non buono. Ma passerà, come sono passati gli altri.
Un bacio Don.
V
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