"Per molti è un vantaggio l'irrequieta speranza, ma per molti è illusione di labili sogni: nell'uomo s'insinua, che nulla intuisce prima che il piede si bruci nel fuoco candente".
Così geme il Coro dell'Antigone che martedì, a teatro, ha scandito con lenta cadenza la tragedia dei Labdacidi. E io mi sono rapidamente lasciata precipitare nello sfondo nero, attorcigliata in ruvidi pepli e a tratti abbagliata dalle fredde luci secche, monotone. Suonava un suono lento, lugubre, che accompagnava i piedi scalzi dei personaggi con un sottofondo di leggero fruscio. Alessandro accanto a me riusciva a farmi ridere quando, da dietro, qualcuno russava nei lunghi silenzi. Soffocavo le risate nel suo braccio largo, poi ritornavo con gli occhi al palco, e Antigone convulsamente proclamava: "Io sono fatta per condividere l'amore, non l'odio". L'ansia in quella sua voce subito mi quietava, fermando le risate. Un misto affascinante, risate e tragedia.
I caratteri tagliati con l'accetta sono la costante delle tragedie: se si eccettua Creonte - che troppo tardi riesce a capire, ma non ad arginare il corso ormai ferale del destino - i personaggi sono lì, monolitici, fermi, imprigionati. Per me, che nelle settimane scorse l'irrequieta speranza era il tema dominante delle mie ore di svago, i labili sogni sono troppo presto diventati illusione, e il destino oggi mi insegna ad avere sogni più misurati. Tutta la realtà che ho vissuto è stata buona come cibo letterario, ma ha nutrito poco. Ora ho un altro sogno, di "sangue e carne", come ha detto Alessandro.
Le sue mani nei capelli, quelle di Alessandro, strappano un sì con un movimento opposto e simmetrico a quelle di Ismene che trattiene l'irrequieta testa della sorella. Antigone fugge verso la sua morte eroica, virginale letto che condivide col suo promesso sposo Emone, suicida per coerenza ed impotenza. Creonte grida, agitando le braccia. Ma lui, povero spaventapasseri ormai annichilito dalle sventure, nulla può fare contro questo gran fiume di sangue che gli scorre tutt'attorno. E' come la vita, quel sangue. Scorre e s'insinua dove non sai, dove a volte nemmeno vorresti, e indica la direzione - quella giusta in cui guardare.
Senza passione ma per puntiglio, nei miei post di qualche tempo fa mi ostinavo a raccontare di qualcosa che non c'era: certo ci sono stati baci, carezze, sguardi. Scambi di sensazioni e immagini. Mani che si toccano e labbra. C'è stato un fantasticare che mi ha portato in direzione ostinata e contraria, direbbe De André. Contraria alla direzione indicata dal sangue e dalla carne di cui parlava Alessandro martedì. Anch'io, come gli eroi delle tragedie greche, ho peccato di ybris. La mia superbia è stata quella di voler vivere una vita a immagine della fantasia; una vita poetica, una vita che è racconto, post, un frammento di statua o quadro o sogno. Ho messo i bastoni tra le ruote a ciò che naturalmente doveva essere.
E' faticoso vivere volendo fare della vita una "bella copia", un tema riuscito senza cancellature, esitazioni o errori. Senza ripensamenti. E' come voler pitturare senza sporcarsi le mani, o la punta del naso. Forse è possibile, ma troppa energia si perde nel gesto perfetto, nell'ansia della precisione, nell'esaltazione maniacale del controllo. La direzione indicata dal sangue vergine di Antigone è la via del più spontaneo flusso vitale, dell'abbandono agli dèi, dell'accettazione. E della serena accoglienza.
V
giovedì 20 dicembre 2007
Antigone, sangue vergine
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2 commenti:
Bel post :) Lo spettacolo a cui ho preso parte io (forse sarebbe meglio chiamarla "dimostrazione" :D) prendeva ispirazione da "I Persiani" di Eschilo... Lo conosci? :)
Sono contento che tu abbia un nuovo sogno :) E in quanto a quello precedente... bé, apri il tuo post con le parole della tragedia: "Per molti è un vantaggio l'irrequieta speranza, ma per molti è illusione di labili sogni: nell'uomo s'insinua, che nulla intuisce prima che il piede si bruci nel fuoco candente". Sono perfettamente d'accordo... cos'è che vi è scritto? Non che tutti i sogni siano illusione, ma che alcuni lo sono, mentre altri si trasformeranno in realtà. E come si puo' sapere se il proprio sogno sarà destinato a diventare realtà o illusione se non lo si intraprende? Certo, certe volte si sa'... e si decide comunque di andare avanti, di "viversela", ma in altre una decisione prematura potrebbe togliere un importante pezzo di vita... Troppo facile col senno del poi dirsi "ho fatto un errore".
Non hai sbagliato. Hai provato, questo conta. E' chi non prova nemmeno che ha già perso in partenza...
Di quello che hai scritto, una cosa soprattutto mi ha colpito: la pazza ed eroica bellezza di provarci anche sapendo che il sogno mai potrà diventare realtà. Provare, credere, tentare... Bel trittico, in effetti.
E che vada come deve andare, per dio!
V
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