Stavo seduta con Manuel nella sua macchina e davanti al mare. Con quel suo particolarissimo senso del momento, silenziosamente aveva inserito una cassetta nello stereo catalizzando la mia attenzione con un solo cenno del capo, e facendomi ascoltare per la prima volta Anime Salve. Era il 1996: io e lui ci eravamo conosciuti da poco - ma saremmo rimasti insieme a lungo.
Manuel è De André, più di quanto lui stesso sappia. Scivola attraverso i giorni con occhi umidi e passo saltellante, e nella sua stranita levità posa sguardi stupiti e belli sulle cose: occhi di tre quarti che tagliano il mondo e lo sfaccettano come fosse pietra preziosa. L'ho amato molto, nell'età in cui amare è un lusso e una fortuna e lo si fa così: sconsideratamente e a rotta di collo.
Passavamo ore ad ascoltare De André: non solo delle sue anime sciolte e libere e risolte e vaganti, ma anche il De André storico, quello delle ballate e il dialettale, compagno di merende e rime con Paolo Villaggio, e il poeta dei Vangeli apocrifi. E sempre ci stupiva, nel suo percorso di musicista in versi, la perfezione ricercata e - solo infine - trovata nella pronuncia della parola: dolore. De André dice 'dolore' e tu senti dolore. In quel filo rauco che percorre le note e i testi, quella vena di sensualità e mistero di cui è increspata la sua voce, il 'dolore' rappresenta il vertice e la meta del suo percorso di ricerca: umana e poetica.
... e allora siamo cresciuti così, insieme, io guardando quelle sue promesse di lacrime negli occhi, le orecchie ben spalancate a cogliere accenti e tormenti del bel Fabrizio, e lui a osservare - affamato, è vero, ma quieto - il mondo e le sue luci, i suoi angoli bui e sporchi senza ritrarsi, ma sempre in silenzio: che a Manuel il mondo traboccava dagli occhi ma raramente sgorgava parola (un sollievo di lacrime a invadere gli occhi, e dagli occhi - cadere). E nonostante mi sentissi soggiogata e schiava di quegli occhi muti, io mi sentivo come la moglie di Anselmo: sognavo del mare che, quando ingorga gli anfratti, si ritira e risale. Il mare è diventato idea di fuga, e la fuga, poi, si è fatta lontananza.
Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita, che si prende per mano a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi ha trovato in un giorno la certezza di aversi.
V
Dolcenera, F. De André
15 commenti:
De Andrè....
ci son due argomenti sui quali è meglio che io...taccia!! Semplicemente perchè non la finirei più di scrivere. Faber, appunto...e i Beatles!!!
C'è una cosa che rende unico il mio passaggio dal tuo blog. Il forte desiderio, subito dopo l'averti letto, di ascoltare musica...e a volte, una canzone in particalare. Adesso, per esempio...indovina quale???
Ciao cara...buon inizio di settimana ;-)
Descrivi benissimo le sensazioni che una canzone può e sa suscitare.
Solo una domanda: a 18 anni è un lusso ed una fortuna amare? No: è facilissimo, naturale, logico, quasi inevitabile. E poi amare è sempre una grandissima fortuna. Un lusso lo diventa molto dopo.
Un bacio.
Anna
Anna, hai ragione. Dicendo che amare è stato un lusso intendevo dire che sono stata fortunata a incontrare un amore così bello quando ero ancora molto giovane... Un bacio!
@ Don: buon inizio settimana anche a te! :-)
V
Ma mi sembra di intuire che hai preso il largo senza sofferenze e che il ricordo è dolce e fa compagnia.
Amare a rotta di collo: ci sono persone che amano solo così, a qualunque età.
Mi sa che tu appartieni a questa famigli
ciao marina
Che dire...ogni parola è una emozione, e tu mi hai emozionato. Grazie.
@ Ebalsemin: grazie per i complimenti e per essere passato!
@ Marina: hai ragione sia sulla prima che sulla seconda affermazione... :-)
Un bacio, cara.
V
ciao, sono il figlio di Silvio del blog contemporary life, ti volevo chiedere se ti andrebbe uno scambio link. grazie!
www.gianlucapistore.com
ciao
ciao!!!!ti ho trovato da amici blogger!!!trovo carino il tuo blog!!!ti volevo chiedere se ti andava di fare uno scambio link,perfavore!!!ciao.il mio blog è http://wwwblogdicristian.blogspot.com/ .a presto.
Riconosco in De Andrè un grande, tuttavia ancora non ho trovato in lui quel particolare che faccia vibrare le mie corde...
ed è un peccato....
@ Bleek: d'altra parte, a quelle corde non ci si arriva coi ragionamenti... Come dire: una donna (o un uomo) può essere bellissima, ma non suscitare nulla a livello 'di pancia'. E' un peccato, forse, ma è giusto e umano così.
Un bacio e grazie della tua visita. :-)
V
Ho amato anch'io tanto De Andrè. Mi ricordo, avevo 14 anni, mio fratello mi regalò il live di De Andrè con la PFM. Quel disco l'ho consumato. Mi ricordo che "Via del campo" mi faceva venire il nodo alla gola. Ma non capivo perchè. L'ho capito qualche anno più tardi...
@ Silvio: è vero, spesso l'amore nasce da un dettaglio che nemmeno capiamo, ma che ci cattura. E' stato così anche per me.
V
Anime Salve è la canzone più ascoltata sul mio i-tunes... Comunque i protagonisti del mio nuovo romanzo si innamorano al concerto del 96 al teatro Brancaccio di Roma, proprio tra le note di Anime Salve e per l'esattezza quando Faber sussurra: "Mi sono spiato illudermi e fallire, abortire i figli come i sogni, mi sono guardato piangere in uno specchio di neve, mi sono visto che ridevo, mi sono visto di spalle che partivo..."
@ Illuminazione: peraltro "Mi sono vista di spalle che partivo" è il titolo di un altro mio post 'de andreiano'... Ci sono cresciuta con De André: le sue parole mi provocano sempre brividi lungo la schiena.
Sì, ho visto l'elenco delle tue canzoni preferite sul tuo blog, e devo dire che hai un gusto musicale che, in certe cose, coincide col mio.
V
non volevo dirtelo, ma la frase "mi sono visto di spalle che partivo" mi fa venire i brividi ogni volta... mi ritorna come un leitmotiv sempre, quando sono sulla scaletta di un aereo pronto a partire per non so nemmeno io dove, quando lascio l'appartamento di una ragazza con cui ho passato la notte, quando vado al pub a bere. Mi vedo sempre di spalle che parto.
Posta un commento