domenica 9 settembre 2007

Il cuore in coriandoli

Mi sento come queste nuvole grige: squarciata.
Il sole passa qua e là - una promessa di serenità, in fondo - ma è tutto filtrato e scuro e freddo.
Ieri sera Daniele e Lorenzo mi dicevano: "Dovresti scrivere un libro su quest'ultimo anno: raccontare dei tira-e-molla con lo Pseudo, della volta che hai centrato la macchina della polizia, delle bevute, del ventenne che ti corteggiava e dei tipi strani incrociati qua e là, delle Davidoff al mentolo, dei litigi con la Emi, degli aperitivi al Solis e dei boschi...", che poi i "boschi" di cui loro solitamente parlano nulla hanno a che fare con la vegetazione, gli animali e l'aria pura. I boschi sono sinonimo di serate incasinate che finiscono in intrallazzi e guazzabugli. Imprese epiche, insomma.
Proposta da loro, l'idea mi è sembrata stuzzicante. Mi fanno ridere e, visto attraverso le loro parole, anche il mio ultimo anno mi solleticava una forma di autoindulgenza ironica e narrativa. Poi ho scrollato le spalle e mi sono chiesta: perché? Cos'ho da raccontare? Cos'ho da dire che non sia già stato detto, e anche meglio di così? Perché la mia vita? E a chi potrebbe interessare, se solo a malapena e ogni tanto insuriosisce me?
Daniele direbbe che in questo periodo ho il cuore come 'sti coriandoli. Io dico che ho il cuore come 'ste nuvole: coperto, plumbeo. Credo che il concetto sia lo stesso.
Ma la verità è che devo decidermi. Come con il blog: sono su questa barca, o non ci sono? Inizio a vivere (e quindi a scrivere) oppure gliela do anglosassonemente su?
Non lo so ancora.
I miei entusiasmi sono fuochi di paglia, e la mia energia è fuocherello di candela: più forte brucia, più in fretta consuma. Le mie parole mi irritano, la mia impotenza pure. Ma è un passaggio obbligato: non posso farne a meno... perché la paura di vivere, e la paura di scrivere, sono due facce della stessa medaglia.
Sono fottuta in una viscida impasse.
"...e in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia".
Chi oserebbe aggiungere altro, dopo? Sanguino. Ma non è poetico; è patetico.
V